giovedì 19 aprile 2012

Un panda

Aprire gli occhi e rendersi conto che come ogni mattina piove non aiuta né l’umore né lo stato d’animo, che si “appiattiscono”, uff è più di una settimana che non vedo un raggio di sole.


Il mio corpo proprio non vuol saperne di muoversi e la mente divaga, su questa “benedetta” primavera, fredda, gelida e umida.


Però la forza e la voglia per imprecare contro la sveglia, c’è tutta, saranno circa venti interminabili minuti che suona incessantemente.


Vana è la speranza, che possa smettere magicamente di stridere, maledetto aggeggio infernale, ho capito, si ora mi alzo o meglio cerco di farlo, ma prima occorre che la spenga, anche perché la tentazione di lanciarla contro il muro, è forte.


Allungo la mano, ci sono quasi…ecco…un po’ di pace…solo il rumore della pioggia…

Mi tiro su, ma è un’operazione complicata, molto difficile, seduta al centro del letto cerco di mettere a fuoco, chiudo ripetutamente gli occhi, fisso un punto scuro vicino a me… ora li vedo, ci sono tutti e quattro.


… Con un filo di voce… giorno Fili, Cenere, Bastè, Shila, beh che ne dite ci diamo una mossa…la loro aria sorniona e indifferente, mi butta giù o meglio ritornerei nella posizioni in cui ero prima…ma non si può, gli adorabili gatti devono mangiare.


Un brivido improvviso lungo la schiena, mi fa saltare in piedi, mi giro di scatto e lo guardo con odio profondo, la coda prima o poi te la stacco, ma le mie micce non hanno alcuno tipo d’effetto, se non uno “sbadiglio”.


Non so come, dopo dieci minuti sono lavata, vestita e pronta ad affrontare il grigio di questo cielo.

Prendo le ultime cose e sono in strada, a passo svelto mi dirigo verso Betta, bagnata, più che mai, la asciugo come posso, ovviamente mi sono dimenticata di prendere i fazzoletti, va beh…


Indossato il pantalone cerato, la metto in moto e le chiedo come ogni volta che il tempo, è a noi avverso, di portarmi a casa, tanto sono solo poche gocce…come no…


Mai essere troppo fiduciosi, a metà strada, non viene giù con una violenza inaudita, la grandine?!?!

Che fa di un male… “porca pupazza”…. Non vedo più niente, per quanto fosse fitta, l’unica soluzione e cercare riparo sul marciapiede sotto il cornicione di un palazzo.


Pare facile… ci mancava solo la fanghiglia da superare, e un unico pensiero, mi tormenta, fa che non si bagni la candela della vespa, altrimenti è la fine…non so come riesco nell’impresa.

Finalmente sono al riparo più o mrno… dopo averla messa sul cavalletto ritorno a respirare.

Le mani sono doloranti, quasi non riesco a muoverle, i guanti non sono bagnati…di più, per il nervoso rido…

Ti stai divertendo eh?!?!…

Si assai…

Senza fermarsi l’uomo panda mi passa davanti, ombrello nero minuscolo rispetto alle dimensioni mastodontiche del proprietario, la t-shirt bagnata gli sagoma l’enorme pancia…e la sua flemma nel camminare non mi fa smettere di ridere…


Si ferma e voltandosi, mi guarda… i suoi occhi sono tondi, piccoli e vicini, l’espressione del volto è indefinibile… se non fosse per quell’improvviso ghigno malefico che affiora sulle sue labbra… e con tono di voce sottile, mi dice…tanto non la smetterà di piovere…povera…ti sei vista…sei fradicia…

Sono fiduciosa ed ottimista per natura, (mai vero) vedrai che a breve smette…poi anche tu non scherzi…


Ride, si volta e se ne va…

Lo guardo allontanarsi, sono “basita”… ho un dono naturale…attirare i pazzi…va beh…

è arrivato il momento, di appagare la voglia di nicotina, per distendere un po’ la tensione ed ammazzare il tempo…

Dopo una ricerca spasmodica mi rassegno, mi sa che il tabacco è dentro il bauletto… d’aprirlo non se ne parla, altrimenti mi gioco il computer, visto che continuo a bagnarmi anche qui sotto…anche il vento fa la sua parte.


Maledetto “uomo panda”, il tuo anatema, mi ha colpito in pieno… non solo, sono bloccata qui ma non posso nemmeno fumare… si serra la mascella…e lo sguardo si perde nella pioggia…


….Un oggetto bianco cattura la mia attenzione proprio li davanti a me, una mano mi porge una Gauloise rossa… non ci posso credere, le mie preferite, alzo lo sguardo e vedo il mio eroe…

lunedì 9 gennaio 2012

Il primo

Vedere l'asfalto da una diversa prospettiva...strano...la mia faccia parallela al suolo, il respiro è corto, tutto rimbomba nel casco...mi sa la mia testa, prima il lato destro poi il sinistro un bel contraccolpo... rannicchiata in posizione fetale, avvolta dal mio lunghissimo e soffice cappotto

Ho solo un pensiero...ora so cosa si prova...ne avrei fatto a meno...poi di primo... è una “jastemm”...qualcuno lassù mi ama... meno male...altrimenti non oso immaginare come sarebbe stato il rientro a casa...beh si poteva aprire all'improvviso il manto stradale...

Chiudo gli occhi non ho quasi il tempo di riaprirli, che le vedo arrivare le “mille mani”, mi alzano da terra, mi tolgono il casco e mi sbottonano il cappotto...non riesco a mettere a fuoco, faccio ancora fatica a respirare, una voce di donna mi chiede con insistenza se sto bene... ho una fitta incessante a sinistra, qualcuno mi sta scavando nel cervello, fatelo uscire... poi chiedo una sigaretta e cerco di darmi un tono... contenere il tremore della mano destra e non solo è difficile, sento ogni parte del mio corpo urlare dal dolore, i polsi, le ginocchia ed il fondoschiena e lo stomaco è a pezzi...

Aspiro, il primo tiro non mi basta per poter sentire l'aroma delle malboro light (che ironia), articolo una frase...sto bene grazie, sicuro, vuoi andare in ospedale? La risposta è uscita con rabbia digrignata tra i denti, ed ho dovuto ribadire il concetto, no grazie, sul serio sto bene... già nel 2011 ci sono andata troppe volte per un motivo o un altro, si può dire che tra Napoli, Milano ed il mitico confine svizzero abbia avuto il piacere di visitarli negli anni...anche per lunghi periodi...

Un “piccolo coso” mi aggredisce ma non mi hai visto...sai come è non mi hanno ancora munito di una sfera di cristallo, ma mettere una freccia no... non è più comodo...continuava a blaterare...calma stai calma anche perché stai ancora tremando...va bene hai ragione tu, ci tenevo così tanto ad iniziare il primo così che appena ti ho visto, invece di evitarti o tentare l'impossibile ti sono venuta addosso...se non ti è chiaro mi fa male la testa, se avessi potuto gli avrei messo una palla da tennis in bocca per farlo stare zitto...poi ha collegato il cervello alla bocca, mi dispiace che tu ti sia fatta male, anche a me...

Le “mille mani”, mi chiedono quasi in coro se voglio andare a fare colazione con loro, sgrano gli occhi incredula, sospiro... solo un branco di deficienti mi doveva capitare, forse non è chiaro ho una talpa scavatrice nel cervello, se riuscite a farla uscire sarebbe un bel regalo...ridono...beoti...

Finita la mia interminabile sigaretta chiedo al “piccolo coso” di rimettermi in moto Betty, di sicuro si sarà ingolfata vista la benzina che sta per terra, e non ho la forza di muovere alcun muscolo, meno male che il tratto che dovrò percorrere per tornare a casa è breve...quasi tana...mancava così poco...

Sudando finalmente riesce nell'intento, prima d'andar via ci presentiamo e farfuglia, strano modo di conoscersi...già...Giuseppe, Simona...(beh nome comune di persona)