sabato 20 luglio 2013

La mia nuova compagna


Mi chiedo quanto sia sano svegliarsi alle 5,30 del mattino, di sabato per giunta ed avere un unico pensiero nella mente un due ruote, sarà l’immagine di una ragazzina impressami nella mente su di una Beta la mia prima moto…che mi ha fatto aprire gli occhi, ed avere quello falle lucidità di mettere sotto carica il cellulare perché altrimenti mi sarebbe mancata la musica.
Si avevo deciso nel momento stesso in cui i miei occhi avevano visto la luce dell’alba che sarei andata, l’avrei presa, lei mi aspettava già da un po’ in garage.

Ma questa volta non è il motore il cavallo che da la spinta al mio desiderio, ma le mie gambe, doloranti non sempre ben funzionanti, tendenti ad una “rottamazione” imminente, che per il momento mi accompagnano fedeli nei miei giri, fatti di salite lunghe, dure dove il caldo dell’asfalto  toglie il respiro, a volte ho come la sensazione d’averlo lasciato a casa.
 Una lunga apnea, sotto il sole che lentamente ti cuoce, o da quelle discese ripide dove sono obbligata a scansare i detriti, ed in quei momenti in cui io ho paura di bucare nella migliore dell’ipotesi o peggiore a seconda dei punti di vista. 

Mi rigiro nel letto nell’attesa che il cellulare si carichi calcolo una mezz’ora di relax ancora, ma non avevo calcolato, che sarebbe stato staccato da lì  a breve, per cui mi abbandono in lunghe riflessioni e calcoli, non avendo un altro caricabatteria e disponendone solo di uno avrei dovuto aspettare solo un po’ più del tempo da me stabilito, così l’avrei potuto nuovamente usare.
Vedo il suo volto disteso e mi riaddormento, per poi risvegliarmi alle 6,30 vado di ora in ora, a volte sono la miglior sveglia, e con ancora forte il desiderio di due ruote, mi alzo e cerco di imitare il passo felpato della peste di casa, la sgranocchiatrice di alluci Aio, gattina di circa un anno, adorabile solo quando dorme.

Riesco a mettere il mio cellulare in carica, mi basta poco tutto sommato, quindi ho il tempo di farmi anche un pessimo caffè e dar da mangiare alla signora di casa, Sia cane adorabile sempre rispetto alla peste.
Ed eccola un po’ impolverata, la prendo e la porto fuori dal garage, finalmente in sella, direzione il lago di Lucrino, non fa ancora caldissimo, l’aria è fresca da Pozzuoli tutto sommato non  è difficile arrivare alla meta, berretto ben sistemato e si va, le prime pedalate sono di rodaggio sia per riscaldare i muscoli delle gambe che per fare un veloce controllo delle ruote e  freni e cambio, sembra essere tutto nella norma, anche il cambio che funziona male.

Come inizio non è dei migliori il camion della spazzatura mi blocca il passaggio, non  è piacevole trovarsi dietro e respirare, ma comm’ si fa, chest’ è ciort’, cerco di trattenere il respiro, ed attendo il momento buono per superarlo, giusto per un pelo riesco a salire sul marciapiede scansare il pescivendolo con tanto di cassetta di alici, di solito non mi lancio mai in operazione che su questo mezzo nuovo  la bici, mi risultano essere complicate, credo d’avere un serio problema d’equilibrio,  ridiscendo e sento alle mi spalle le sue imprecazioni, faccio l’indifferente e pedalo con più forza per distanziare sia il pescivendolo incazzato che il camion della spazzatura.

Il berretto direziona la mia visuale, bassa mi concentro sull’asfalto per evitare dossi, fossi e le macchine, mantenendo un andatura costante e litigando di tanto in tanto con il cambio, le pedalate a vuoto sono davvero fastidiose che sia rettilineo o salita.
Lo scenario è sempre uguale, divago nei pensieri e nei ricordi, tuffi continui tra presente e passato, fin quando non sono rapita da lui, l’uomo ombrellone, sono arrivata al lago quasi per incanto.

Ma cos’è esattamente, una pancia enorme in una perfetta curva di 45° riparata da canotta bianca, seduto su di una sedia di plastica che sembra cedere da un momento all’altro sotto quell’enorme mole, le gambe che rispetto a tanta abbondanza sembrano esili, le braccia bianchissime  e lunghe reggono una canna da pesca.
Ma dov’è il volto di quest’uomo, dov’è la sua testa, mica è sul serio l’ombrellone, no, non ci credo esiste per davvero, gli sono passata così vicino e l’unica cosa che ho continuato a vedere pur avendo cambiato prospettiva era l’ombrellone…figo!!!

Il lago è un luogo magico, fatto da strane creature, alcune pescano altre corrono, altre con grande machete abbattono le canne di bambù, peccato che poi dopo lo lascino incustodito, la dalla lunga e ricurva lama, stesa in attesa d'essere utilizza lì proprio davanti a me per terra, ovviamente l’ho vista troppo tardi  inutile tentare qualsiasi manovra, d'istinto ho chiuso gli occhio, ho sentito la superfice lisce e scivolosola sotto le mie rute, ho scodato perso circa qualche anno di vita, rischiando di cadere…ma qualcuno lassù mi vuole un gran bene, e meno male che lui c'è !!!


 



giovedì 19 aprile 2012

Un panda

Aprire gli occhi e rendersi conto che come ogni mattina piove non aiuta né l’umore né lo stato d’animo, che si “appiattiscono”, uff è più di una settimana che non vedo un raggio di sole.


Il mio corpo proprio non vuol saperne di muoversi e la mente divaga, su questa “benedetta” primavera, fredda, gelida e umida.


Però la forza e la voglia per imprecare contro la sveglia, c’è tutta, saranno circa venti interminabili minuti che suona incessantemente.


Vana è la speranza, che possa smettere magicamente di stridere, maledetto aggeggio infernale, ho capito, si ora mi alzo o meglio cerco di farlo, ma prima occorre che la spenga, anche perché la tentazione di lanciarla contro il muro, è forte.


Allungo la mano, ci sono quasi…ecco…un po’ di pace…solo il rumore della pioggia…

Mi tiro su, ma è un’operazione complicata, molto difficile, seduta al centro del letto cerco di mettere a fuoco, chiudo ripetutamente gli occhi, fisso un punto scuro vicino a me… ora li vedo, ci sono tutti e quattro.


… Con un filo di voce… giorno Fili, Cenere, Bastè, Shila, beh che ne dite ci diamo una mossa…la loro aria sorniona e indifferente, mi butta giù o meglio ritornerei nella posizioni in cui ero prima…ma non si può, gli adorabili gatti devono mangiare.


Un brivido improvviso lungo la schiena, mi fa saltare in piedi, mi giro di scatto e lo guardo con odio profondo, la coda prima o poi te la stacco, ma le mie micce non hanno alcuno tipo d’effetto, se non uno “sbadiglio”.


Non so come, dopo dieci minuti sono lavata, vestita e pronta ad affrontare il grigio di questo cielo.

Prendo le ultime cose e sono in strada, a passo svelto mi dirigo verso Betta, bagnata, più che mai, la asciugo come posso, ovviamente mi sono dimenticata di prendere i fazzoletti, va beh…


Indossato il pantalone cerato, la metto in moto e le chiedo come ogni volta che il tempo, è a noi avverso, di portarmi a casa, tanto sono solo poche gocce…come no…


Mai essere troppo fiduciosi, a metà strada, non viene giù con una violenza inaudita, la grandine?!?!

Che fa di un male… “porca pupazza”…. Non vedo più niente, per quanto fosse fitta, l’unica soluzione e cercare riparo sul marciapiede sotto il cornicione di un palazzo.


Pare facile… ci mancava solo la fanghiglia da superare, e un unico pensiero, mi tormenta, fa che non si bagni la candela della vespa, altrimenti è la fine…non so come riesco nell’impresa.

Finalmente sono al riparo più o mrno… dopo averla messa sul cavalletto ritorno a respirare.

Le mani sono doloranti, quasi non riesco a muoverle, i guanti non sono bagnati…di più, per il nervoso rido…

Ti stai divertendo eh?!?!…

Si assai…

Senza fermarsi l’uomo panda mi passa davanti, ombrello nero minuscolo rispetto alle dimensioni mastodontiche del proprietario, la t-shirt bagnata gli sagoma l’enorme pancia…e la sua flemma nel camminare non mi fa smettere di ridere…


Si ferma e voltandosi, mi guarda… i suoi occhi sono tondi, piccoli e vicini, l’espressione del volto è indefinibile… se non fosse per quell’improvviso ghigno malefico che affiora sulle sue labbra… e con tono di voce sottile, mi dice…tanto non la smetterà di piovere…povera…ti sei vista…sei fradicia…

Sono fiduciosa ed ottimista per natura, (mai vero) vedrai che a breve smette…poi anche tu non scherzi…


Ride, si volta e se ne va…

Lo guardo allontanarsi, sono “basita”… ho un dono naturale…attirare i pazzi…va beh…

è arrivato il momento, di appagare la voglia di nicotina, per distendere un po’ la tensione ed ammazzare il tempo…

Dopo una ricerca spasmodica mi rassegno, mi sa che il tabacco è dentro il bauletto… d’aprirlo non se ne parla, altrimenti mi gioco il computer, visto che continuo a bagnarmi anche qui sotto…anche il vento fa la sua parte.


Maledetto “uomo panda”, il tuo anatema, mi ha colpito in pieno… non solo, sono bloccata qui ma non posso nemmeno fumare… si serra la mascella…e lo sguardo si perde nella pioggia…


….Un oggetto bianco cattura la mia attenzione proprio li davanti a me, una mano mi porge una Gauloise rossa… non ci posso credere, le mie preferite, alzo lo sguardo e vedo il mio eroe…

lunedì 9 gennaio 2012

Il primo

Vedere l'asfalto da una diversa prospettiva...strano...la mia faccia parallela al suolo, il respiro è corto, tutto rimbomba nel casco...mi sa la mia testa, prima il lato destro poi il sinistro un bel contraccolpo... rannicchiata in posizione fetale, avvolta dal mio lunghissimo e soffice cappotto

Ho solo un pensiero...ora so cosa si prova...ne avrei fatto a meno...poi di primo... è una “jastemm”...qualcuno lassù mi ama... meno male...altrimenti non oso immaginare come sarebbe stato il rientro a casa...beh si poteva aprire all'improvviso il manto stradale...

Chiudo gli occhi non ho quasi il tempo di riaprirli, che le vedo arrivare le “mille mani”, mi alzano da terra, mi tolgono il casco e mi sbottonano il cappotto...non riesco a mettere a fuoco, faccio ancora fatica a respirare, una voce di donna mi chiede con insistenza se sto bene... ho una fitta incessante a sinistra, qualcuno mi sta scavando nel cervello, fatelo uscire... poi chiedo una sigaretta e cerco di darmi un tono... contenere il tremore della mano destra e non solo è difficile, sento ogni parte del mio corpo urlare dal dolore, i polsi, le ginocchia ed il fondoschiena e lo stomaco è a pezzi...

Aspiro, il primo tiro non mi basta per poter sentire l'aroma delle malboro light (che ironia), articolo una frase...sto bene grazie, sicuro, vuoi andare in ospedale? La risposta è uscita con rabbia digrignata tra i denti, ed ho dovuto ribadire il concetto, no grazie, sul serio sto bene... già nel 2011 ci sono andata troppe volte per un motivo o un altro, si può dire che tra Napoli, Milano ed il mitico confine svizzero abbia avuto il piacere di visitarli negli anni...anche per lunghi periodi...

Un “piccolo coso” mi aggredisce ma non mi hai visto...sai come è non mi hanno ancora munito di una sfera di cristallo, ma mettere una freccia no... non è più comodo...continuava a blaterare...calma stai calma anche perché stai ancora tremando...va bene hai ragione tu, ci tenevo così tanto ad iniziare il primo così che appena ti ho visto, invece di evitarti o tentare l'impossibile ti sono venuta addosso...se non ti è chiaro mi fa male la testa, se avessi potuto gli avrei messo una palla da tennis in bocca per farlo stare zitto...poi ha collegato il cervello alla bocca, mi dispiace che tu ti sia fatta male, anche a me...

Le “mille mani”, mi chiedono quasi in coro se voglio andare a fare colazione con loro, sgrano gli occhi incredula, sospiro... solo un branco di deficienti mi doveva capitare, forse non è chiaro ho una talpa scavatrice nel cervello, se riuscite a farla uscire sarebbe un bel regalo...ridono...beoti...

Finita la mia interminabile sigaretta chiedo al “piccolo coso” di rimettermi in moto Betty, di sicuro si sarà ingolfata vista la benzina che sta per terra, e non ho la forza di muovere alcun muscolo, meno male che il tratto che dovrò percorrere per tornare a casa è breve...quasi tana...mancava così poco...

Sudando finalmente riesce nell'intento, prima d'andar via ci presentiamo e farfuglia, strano modo di conoscersi...già...Giuseppe, Simona...(beh nome comune di persona)


giovedì 29 dicembre 2011

La Triade

Quando si è piccoli si adora il Natale, tanti regali da scartare ed un mondo di cartoni da vedere, almeno così me lo ricordo, ora è “nu' stress”...

Già, si corre affannosamente per finire di fare gli ultimi regali, i passanti sono tesi e nervosi, pronti a litigare, per una spinta involontaria o se non gli dai la precedenza (pur non spettando loro) che siano in macchina, in moto, in “triciclo” é come firmare una condanna a morte...

Il 24 sera, casa del nonno: avvolti da un bel tepore, il nonno sorride felice, c'è un buon odore in cucina, mamma aveva dato il meglio di se con un eccellente piatto fumante di polipetti alla Luciana, ma il campanello della porta interrompe quella “magica atmosfera”, si preannunciano probabili tarantelle, fermo con lo sguardo la genitrice e vado a vedere chi è, addio pace, uff ...

Inizio il primo round con un condomino del palazzo, perché mia madre esasperata lo aveva chiuso con la macchina, visto che il “simpatico uomo” le occupava il posto con la sua e non era la prima volta, bensì un anno di storie... mi ero immolata per risolvere la questione...

Visto che qualsiasi ragione adducesse era oggettivamente sbagliata, gli dico che avrebbe dovuto aspettare che fossimo andate via, avvilito dalle mie parole, ha la brillante idea di voler parlare con mio nonno e si protende in avanti quasi a voler entrare in casa...pessima idea, gli pianto tre dita in petto e lo faccio indietreggiare, mi alzo sulle punte e fissandolo, con una voce bassa ferma e decisa gli dico che grazie a lui il miei polipetti avranno indossato il cappotto e con un ghigno di puro odio gli rammento che il nonno è fresco operato e per concludere se riprova ad entrare, mi sarei vista costretta a ...

Il “simpatico uomo” è scosso e perplesso e non mi lascia finire la frase, volta le spalle e va via , chiudendo la porta mi guardo allo specchio...mizziga, quasi non mi riconosco, faccio un lungo respiro, e con “indosso” un sorriso ancora un po' teso torno dai i miei cari...

Il 25: la giornata è stata interamente dedicata al mangiare e al bere... dopo un pranzo luculliano, ho continuato a “smangiucchiare” e bere a casa di Maria con Giulia, Marghe, Stefano e Annalisa, mentre spacchettavamo i regali... verso le 23 credo, siamo andati a farci un giro al vomero per beccare altri amici, e grazie a dell'ottimo ruhm ho iniziato a digerire e a riscaldarmi, dal vento gelido preso in vespa, ti entra nelle ossa e non ti abbandona, in più i pochi locali aperti erano strapieni, per cui si doveva bere e bere e bere, per riscaldarsi visto che stavamo fuori...

Il 26: libera da qualsiasi impegno famigliare, e vista la bella giornata, ho proposto al mio “uomo invisibile” di andare a Miseno, non mi sembrava entusiasta, c'era un gran vento, e con la vespa ci saremmo congelati, non gli ho dato retta ed ho continuato a preparato lo zaino, dopo un'ora ero un perfetto “panda verde” per quanto fossi bardata e per le varie tonalità di verde da me indossate...

La tangenziale è stata un'esperienza mistica... credevo di finire spiaccicata su guardrail, “veleggiavo”, un po' a destra un po' a sinistra... il centro non era il mio forte..meno male che non soffro di mal di mare...nel frattempo “l'uomo invisibile” bestemmiava...come dargli torto...

pagato il casello mancava poco, l'ultimo tunnel e poi sarei arrivata...

Un ruggito improvviso alle mie spalle mi ruba dieci anni di vita, credo di non essermi mai spaventata così tanto... neanche quando sono volata dalla vespa (ovvero mi hanno alzato da terra), un rumore/suono indescrivibile, figlio di “buona donna”... ma porca pupazza sono nella corsia di destra quella delle lumache, perché mi stai in “culo” con il cuore in gola, e “l'uomo invisibile” avvinghiato a me... mi faccio coraggio.

Il mattacchione, continuava a far ruggire il motore, fino alla fine del tunnel, stancatosi del gioco, mi supera, passando a pochi centimetri da me e Betty, la vedo è una Ferrari nera come la pece, gli mostro il dito medio come segno di pace e bene..., bussa il clacson, mi sa che ha apprezzato il gesto e sfreccia via...

E' stata davvero un'impresa, ma sono in spiaggia e una passeggiata “m'arripiglierà”... e poi dopo mega panino con un “mondo di patate fritte” e una pinta di birra... povero “uomo invisibile” gli tremano ancora le gambe, lui non voleva proprio venirci...dobbiamo essere proprio una “strana coppia” visto come mi guardano tutti....

sabato 17 dicembre 2011

Richiesta Tesi

Prendo la vespa o scendo a piedi, la facoltà è vicina ma l'attesa se arrivo troppo presto mi snerverebbe troppo, il dover chiedere la tesi mi mette un po' di tensione, il rifiuto da parte del prof non è contemplato, storia moderna mah, non mi entusiasma, ma mi sa che l'unica alternativa valida al “non so”.

Opto per fare due passi, pessima scelta, “il simpatico uomo” non si è presentato, un'ora e mezza d'attesa in piedi in un angusto corridoi, finito di leggere le fotocopie di spagnolo non restava altro che andare via e con me anche l'altro malcapitato.

Ci diamo appuntamento a giovedì prossimo con la speranza che “il bravo uomo” si presenti a fare il suo dovere, il ritorno a casa è duro i piedi non vogliono saperne di camminare, le gambe sono pesanti e l'umore è sotto terra.

Non mi perdo d'animo, arrivato giovedì rieccomi in facoltà, ma sta volta con la mia fedele compagna Betty (vespa), sono come al solito in anticipo ed il malcapitato arriva dopo un quarto d'ora circa, per ammazzare il tempo mi faccio una sigaretta di tabacco che risulta essere particolarmente aromatica tanto da far fermare un docente che passava di lì seguito da uno stuolo di studenti, mi chiede camminando camminando se è un canna, beh no, è una semplice sigaretta se vuole gli ne faccio una, declina l'invito, ma dalla sua espressione non mi ha creduta.

Possibile che in fronte io abbia scritto “nota fumatrice”, mah, entra nella sua stanza con tutto il “gregge” e chiedo al malcapitato se sa chi fosse, è il prof di scienze politiche, disponibile e scombinato, mi piace, verifico se io ho già fatto questo esame ed il volto mi si illumina (evvai) il voto è anche buono, quasi quasi...

Mi faccio coraggio e busso alla sua stanza, in lontananza sento una voce che mi dice avanti, apro la porta il prof è seduto dietro una scrivania lunghissima vicino una piccola finestra, gli studenti erano sparsi per la stanza, mi apostrofa subito ah... la “signorina della canna”, mantengo la calma e gli chiedo se posso aspettare che finisca per potergli parlare, mi chiede di cosa, e dopo un lungo respiro gli dico, per la richiesta di tesi.

Per la triennale? E no, per la specialistica? Guardi che ho pochi posti, e no, per il vecchio ordinamento, peggio ancora, il cuore va giù, mi sa che la mia espressione è eloquente e mi dice di tornare martedì prossimo per vedere come mi poteva aiutare, lo ringrazio e prima di chiudere la porta mi dice di non esagerare con le canne...



martedì 27 settembre 2011

Un Angelo di meccanico...

Trascorsi tre mesi lontani dalla mia amata vespa, Betta, la ritrovai tutta impolverata e smontata: priva di una scocca; senza “il mio comodissimo” bauletto; per non parlare del tasto dell'accensione che non funzionava più.

I fili elettrici erano stati staccati, la si poteva accendere manualmente con la leva laterale e spegnere, tenendo la frizione ed il freno di dietro tirati con la prima inserita, come distruggere il motore e quant'altro in poco tempo ... mai commettere l'errore di prestare un mezzo, sai cosa lasci ma non sai cosa trovi...

Non mi sono persa d'animo, riprendo confidenza con il mezzo e come primo impatto ci facciamo un Lago Patria-Vomero, interminabile...avrei messo con piacere il piede a terra a mo di skeatbord per darle una spintarella per andare più veloce...ahimè era un laconico meeeeeeeee.....

Non è possibile ci mancava pure il “brontosauro” volante, insetto non meglio identificato, un coso grosso brutto e cattivo, che “simpaticamente” si era infilato nel casco, panico, mò che faccio, mi accosto e ci litigo...faccio finta di niente, che potrà mai farmi, pauraaaa.

Il mostro decide di farsi un giro passando più volte davanti ai mie occhi, protetto dalla visiera e non curante delle mie imprecazioni, cerco di mantenere i nervi saldi, vorrei evitare di farmi male... ed inizia una guerra fredda, per la sopravvivenza...

Al terzo giro esasperata, prendo coraggio e ciao “coso”, riesco non so come a sollevare di poco il casco, cercando di non perdere l'equilibrio precario dalla vespa, che ovviamente aveva anche le ruote sgonfie rendendo la guida impossibile, il vedere il “brontosauro” risucchiato dal vento fu impagabile...hehehehe...

Naturalmente le mie disavventure non finirono lì, non appena varcata la soglia del Vomero, capii che la frizione mi stava abbandonando, sembrava di stare su di cavallo che di vuole disarcionare, prima che il filo si spezzasse definitivamente, mi ricordai di un bravo meccanico dalle parti di piazza Mazzini, il mio di sabato era ovviamente chiuso...

La fortuna mi tese una mano, il meccanico c'era, e subito si mise ad armeggiare vicino a Betta, intonando un inno da stadio... “è per te.. è per te...è per te, io canto per te...ed io continuo la canzone...ovunque sarai io ci sarò non ti lascerò mai..., da brava tifosa del Napoli, ed iniziamo a parlare della brutta partita con il Chievo, un primo tempo noioso, ed un secondo da dimenticare, benedetto (si fa per dire) Fideleff (ribattezzato Philadelphia) non passa la palla a Moscardelli (capra dai capelli lunghi) che tira senza alcuna difficoltà ad una distanza ravvicinata nelle nostra porta, il povero De Sanctis (o' pirata) non riesce a pararla, che “raggia”.

Dai speriamo che stasera contro la Fiorentina ci rifacciamo, ma sì, sicuro (mai vero...), cambia espressione, il colorito del viso non fa presupporre nulla di buono, non capisco se stia in apnea o se sta respirando a fatica...
-Tutto bene?
-Si, ho solo un pò d'ansia...avrò assunto un'espressione a punto interrogativo (ammetto ero preoccupata che mi dovesse dare qualche brutta notizia sulle condizioni di “Betta”), continua la frase, di solito sono io che mi metto nei casino, ma sta volta sono venuti loro da me...

Non posso resistere alla tentazione di chiedergli di che si tratta, ed inizio con una serie di domande, (si, lo so, non si fa, ma è più forte di me).
Allora vado per esclusione se non é il lavoro, e non è un problema economico, e non un problema di salute(meno male)...sarà di “cuore”, e già ...gli brillano gli occhi e con un tono freddo e con una voce che non gli riconoscevo, guardandomi, mi dice: “sono passati dieci anni, ma é come stare vicino ad una calamita, nulla è cambiato da allora”.

Deglutisco a fatica, tutto intorno si è fermato, che brividi (maledetto), la sua ex storica, alla quale gli era morto da poco il padre, motivo del loro incontro, lo aveva mandato nel pallone...
- Ho tre croci: l'attuale compagna, sua figlia e lei...(so c...). Mi devo chiudere in un cesso io solo!

Non so proprio cosa dirgli, pensavo solo che il cesso non era proprio un bel posto, ritorno alla realtà e noto che non solo mi aveva sostituito il filo della frizione, ma mi aveva aggiustato anche l'accensione, lui era andato avanti nel suo lavoro ed io mi ero fermato un tempo indefinibile sulle sue parole...ero affascinata dal concetto di “calamita”.

Non ha voluto essere pagato, la chiacchiera è basta a saldare il suo onorario...Betta andava una bellezza, ed io ero turbata ma contenta, che la mia fedele compagna fosse tornata...

martedì 2 novembre 2010

Betty

Il riprendere la vespa, dopo cinque anni, é stata una forte emozione, per un lungo periodo della mia vita é stata una fedele compagna di strada, amata ed odiata per tutto le volte che mi ha lasciata a piedi e per tutte le volte che é andata oltre il suo limite, portandomi in posti lontani, del resto il primo amore nn si scorda mai...

Ed eccomi, di nuovo in strada, il percorso é breve, la dovevo solo lasciare dal meccanico ( ma che c' vò), se nn fosse stato per il battito del mio cuore, nn “accelerato” di più, la sentivo così leggera , così instabile, mi ero abituata alla moto, un altro mondo, fatto di stabilità e di potenza.

Si ammetto ho pensato ma é un “fottuto” trabiccolo, quale misteriosa forza di gravità le consente di nn abboccarsi da un lato, considerando le due piccole ruote, ed il carico di pendenza maggiore da un lato, perché nella parte posteriore destra c'é il motore, e dall'altra una ruota di scorta, il serbatoio é invece centrale e al disopra c'è un comodo sediolino a molle.

E' stata innovativa nel suo genere considerando che il suo "debbuto" é stato nel 1946, dando vita ad una nuova era, perché cambiava la posizione delle gambe nn più separate, dal serbatoio, ma congiunte ed appoggiate su di una pedana, una comoda alternativa alla moto, la si potrebbe definire la mamma degli scooter...hahaha

Mi sono rinfrescata velocemente la memoria, la prima regola:

é mai, per nessun motivo al mondo utilizzare il freno davanti, anche se ti attraversa all'improvviso la strada “Bamby” , meglio centrare il bersaglio “scostumato ed incosciente” rispetto al rischio che si blocchi la ruota davanti e ti saluto, ma avevo un buon promemoria, la leva era spezzata e bloccata, per cui, anche volendo, nn sarebbe stato possibile, meglio..

la seconda regola:

ricordarsi che il freno di dietro é sulla pedana a destra, per cambiare le marce usare la mano sinistra, la prima é in su tirando la leva della frizione;

la terza regola:

quando si frena utilizzare il freno motore scalando velocemente ma nn troppo e mollare la frizione, se si fanno le due cose in contemporanea in curva, nn si derapa come in moto, si cade é basta, bene bene sono pronta....aiutoooooo